mercoledì 12 novembre 2014

La iena


There are certain queer times and occasions in this strange mixed affair we call life when a man takes this whole universe for a vast practical joke, though the wit thereof he but dimly discerns, and more than suspects that the joke is at nobody's expense but his own. However, nothing dispirits, and nothing seems worth while disputing. He bolts down all events, all creeds, and beliefs, and persuasions, all hard things visible and invisible, never mind how knobby; as an ostrich of potent digestion gobbles down bullets and gun flints. And as for small difficulties and worryings, prospects of sudden disaster, peril of life and limb; all these, and death itself, seem to him only sly, good-natured hits, and jolly punches in the side bestowed by the unseen and unaccountable old joker. That odd sort of wayward mood I am speaking of, comes over a man only in some time of extreme tribulation; it comes in the very midst of his earnestness, so that what just before might have seemed to him a thing most momentous, now seems but a part of the general joke.

mercoledì 15 ottobre 2014

La bianchezza della balena

Che sia per la sua indefinitezza, che adombrando i vuoti e l'immensità spietate dell'universo, ci pugnala alle spalle con il pensiero dell'annichilimento quando contempliamo le bianche profondità della Via Lattea? Oppure è che, essendo la sua bianchezza nella sua essenza non tanto un colore quanto la visibile assenza di colore e, nel contempo, la solidificazione di tutti i colori, è per queste ragioni che in un vasto paessaggio innevato c'è una mutua vacuità, piena di signifficato, un ateismo del colore, per assenza e per somma, dal quale rifuggiamo? E quando consideriamo quell'altra teoria dei filosofi della natura, secondo cui tutte le altre tinte terrene - ogni solenne o leggiadro blasonamento, le dolci sfumature dei cieli e dei boschi al tramonto, sì, e i velluti dorati delle farfalle e le gote di farfalla delle fanciulle - tutte queste non sono che scaltre menzogne, non realmente inerenti alle sostanze, bensì soltanto spalmate dall'esterno; cosicché tutta la deificata Natura si dipinge esattamente come la meretrice, le cui seduzioni coprono null'altro che l'ossario di dentro. E quando procediamo ancor più in là, e consideriamo che l'arcano cosmetico che produce ciascuna di quelle tinte, il gran principio della luce, rimane sempre in sé bianco o incolore, e se operasse sulla materia senza mediazione conferirebbe a ogni oggetto, persino ai tulipani e alle rose, la sua inespressiva tintura...quando meditiamo su tutto questo, l'universo paralizzato ci sta davanti come un lebbroso; e come il caparbio viaggiatore che in Lapponia si rifiuta di metter lenti colorate e coloranti sugli occhi, così il misero miscredente s'acceca fissando il monumentale sudario bianco che avvolge tutta la prospettiva intorno a lui. E di tutte queste cose la balena bianca albina era il simbolo. Ti meravigli dunque dell'ardore della caccia?

H. Melville

venerdì 3 ottobre 2014

Ahab e la temeraria poetica dell'ossessione


 From Chapter 37: The Sunset


I leave a white and turbid wake; pale waters, paler cheeks, where'er I sail. The envious billows sidelong swell to whelm my track; let them; but first I pass. [...]

Swerve me? The path to my fixed purpose is laid with iron rails, whereon my soul is grooved to run. Over unsounded gorges, through the rifled hearts of mountains, under torrents' beds, unerringly I rush! Naught's an obstacle, naught's an angle to the iron way!

 

H. Melville, Moby Dick

venerdì 25 luglio 2014

Prolegomeni ad una teoria del tutto

« Senza dubbio la gravitazione è stata riportata alla struttura dello spazio; ma, al di fuori del campo di gravitazione, c'è ancora il campo elettromagnetico; è stato necessario introdurre quest'ultimo nella teoria, come una formazione indipendente dalla gravitazione attraverso dei termini supplementari nell'equazione di condizione per il campo. Ma il pensiero non potrebbe sopportare l'idea che ci sono due strutture di spazio indipendenti una dall'altra: una di gravitazione metrica, l'altra elettromagnetica. S'impone la convinzione che queste due specie di campo devono corrispondere a una struttura unitaria dello spazio. Ora la teoria del campo unitario, che si presenta come un'estensione matematicamente indipendente della relatività generalizzata, cerca di rispondere a questo postulato. [...] La struttura di spazio fondamentale si descrive come segue e si applica a uno spazio di dimensioni qualsiasi » 
(A. Einstein, , "Come io vedo il mondo", cap. "Lo spazio, l'etere e il campo")

Mine be thy love and thy love's use their treasure.

A woman's face with nature's own hand painted,
Hast thou, the master mistress of my passion;
A woman's gentle heart, but not acquainted
With shifting change, as is false women's fashion:
An eye more bright than theirs, less false in rolling,
Gilding the object whereupon it gazeth;
A man in hue all 'hues' in his controlling,
Which steals men's eyes and women's souls amazeth.
And for a woman wert thou first created;
Till Nature, as she wrought thee, fell a-doting,
And by addition me of thee defeated,
By adding one thing to my purpose nothing.
But since she prick'd thee out for women's pleasure,
Mine be thy love and thy love's use their treasure.

Sonnet 20, William Shakespeare

sabato 19 luglio 2014

For my unconquerable soul


Out Of The Night That Covers Me


Out of the night that covers me,
   Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
   For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
   I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
   My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
   Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
   Finds, and shall find, me unafraid.

It matters not how strait the gate,
   How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
   I am the captain of my soul.

William Ernest Henley  (1849-1903)

martedì 15 luglio 2014

Sterpi, serpi, limina

Sonetto di sterpi e limiti

Sguiscio gentil che fra mezzo erbe serpi,
difficil guizzo che enigma orienta
che nulla enigma orienta, e pur spaventa
il cor che in serpi vede, mutar sterpi;


nausea, che da una debil quiete scerpi
me nel vacuo onde ogni erba qui s'imprenta,
però che in vie e vie di serpi annienta
luci ed arbusti, in sfrigolio di serpi;

e tu mia mente, o permanere, al limite
del furbo orrido incavo incastro rischio,
o tu che a rischi e a limiti ti limi:

e non posso mai far che non m'immischio,
nervi occhi orecchi al soprassalto primi
se da ombre e agguati vien di serpe il fischio.

Andrea Zanzotto

giovedì 26 giugno 2014

Wei Wu Wei

Chi sa di tutto, certo non è saggio;
né chi è saggio, di certo, sa di tutto.
Il vero saggio per sé non provvede:
se si spende negli altri, per sé acquista;
e, più dona, più ottiene per se stesso.
La Via del cielo aiuta, non fa danni;
la Via del saggio agisce senza lotta.

venerdì 13 giugno 2014

Sicuri di chi siete? Chiedetelo ai numeri!

"Che roba! Roba dell'altro mondo! Tutto il mondo, oggi, è roba dell'altro mondo! E pensare che fino a ieri le cose avevano un capo e una coda! E se mi avessero scambiata stanotte? Vediamo un po': stamattina, quando mi sono svegliata, ero proprio la stessa? Mi sembra di ricordare che un po' diversa mi sentivo, sotto sotto. Ma se non sono la stessa, allora domando e dico: Chi cavolo sono? Ah, questa sì che è una domanda da centoventidue milioni!". E cominciò a passare in rassegna tutte le bambine più o meno della sua età che conosceva, caso mai l'avessero scambiata con una di loro. "Ada non posso essere di sicuro," disse, "lei ha tutti quei boccoli, e io sono liscia come un olio; mai più posso essere Mabel, io so un sacco e una sporta di cosa e lei, oh! lei non sa un'acca! Inoltre lei è lei e io io e... uffa ho perso il filo! Proverò a vedere se le cose che sapevo sono ancora al loro posto. Dunque: quattro per cinque dodici, quattro per sei tredici, quattro per sette... povera me, di questo passo non arriverò mai a venti! Comunque la Tavola Pitagorica non conta"

L. Carroll

venerdì 9 maggio 2014

Vita e morte. Costumi

Arrivederci, amico mio, arrivederci

Arrivederci, amico mio, arrivederci.
Tu sei nel mio cuore.
Una predestinata separazione
Un futuro incontro promette.

Arrivederci, amico mio,
senza strette di mano, senza parole,
Non rattristarti e niente
Malinconia sulle ciglia:
Morire in questa vita non è nuovo,
Ma più nuovo non è nemmeno vivere.

Sergej Aleksandrovič Esenin; sangue su carta.

Gli alberi


Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà. 

Bernard de Clairvaux, Lettere, XII sec.

martedì 6 maggio 2014

Timshel


“Vi ricordate quando ci leggeste i sedici versetti del quarto capitolo della Genesi e poi ne discutemmo?”
“Me ne ricordo benissimo. E’ roba di parecchio tempo fa.”
“ Quasi dieci anni” disse Li. “ Bene, la storia mi fece una grande impressione e me ne sono impadronito parola per parola. Più ci pensavo sopra, e più mi pareva profonda. Poi confrontai tutte le traduzioni che abbiamo, ed eran tutte molto vicine. Solo un punto mi lasciava perplesso. La versione del Re Giacomo dice così: è il punto in cui Geova ha chiesto a Caino perché sia sdegnato. Geova dice: “Non è egli vero che se farai bene avrai bene; e se farai male, il peccato sarà subito alla tua porta? Ma sotto di te essa sarà il desiderio di esso, e tu avrai modo di dominarlo”. E’ quel “avrai modo” che mi ha colpito, perché era una promessa che Caino avrebbe vinto il peccato.”
Samuel annuì. “E i suoi figli non lo fecero” disse.
Li sorbiva il suo caffè. “Poi mi sono procurato una copia della Bibbia americana. Era nuova fiammante, allora, e questo passo era molto diverso. Dice: “Abbi la signoria sopra di lui”. Dunque è molto diverso. Questa non è una promessa, è un ordine. E io cominciai a ruminarci sopra. Mi chiedevo quale potesse essere la parola originale dello scrittore originale e come fossero potute venir fuori traduzioni così diverse.”

“Li” disse Samuel “ non mi dite che avete studiato l’ebraico.”
Li disse: “Invece lo dirò. Ed è una storia abbastanza lunga. […] Dopo due anni sentimmo di poterci accostare ai famosi sedici versetti del quarto capitolo della Genesi. Anche i miei vecchi signori avvertivano che quelle parole erano importantissime: “avrai” e “abbi”. E questo fu l’oro che noi scavammo: “Tu puoi”. “Tu puoi avere la signoria sopra il peccato”. I vecchi signori sorrisero e annuirono e capirono che gli anni erano stati spesi bene. …”
Samuel disse: “E’una storia fantastica. Ho cercato di seguirvi eppure ho perso qualche cosa. Perché questa parola è così importante?”.
La mano di Li tremava mentre riempiva le sottili tazzine. Bevve la sua d’un fiato. “Ma non vedete?” esclamò. “La traduzione americana della Bibbia ordina agli uomini di trionfare sul peccato, e il peccato si può chiamare ignoranza. La traduzione di Re Giacomo fa una promessa con quel “tu avrai”, intendendo che gli uomini trionferanno sicuramente sul peccato. Ma la parola ebraica timshel - tu puoi - implica una scelta. Potrebbe essere la parola più importante del mondo. Significa che la via è aperta. Rimette tutto all’uomo. Perché se “tu puoi”, è anche vero che “tu non puoi”. Non vedete?”
“Si, lo vedo… Ma voi non credete che questa sia legge divina. Perché ne sentite l’importanza?”
“Era molto che volevo dirvelo. … Ogni opera che abbia influenzato il pensiero e la vita d’innumerevoli persone è importante. Orbene, ci sono molti milioni nelle loro sette e nelle loro chiese che sentono l’ordine: “Abbi”, e accentuano il fattore obbedienza. E ci sono milioni, anche più di quegli altri, che avvertono un senso di predestinazione in “tu avrai”. Niente di quanto possano fare può influire su quello che sarà. Invece, “tu puoi”! Diamine, questo sì che fa grande un uomo e gli da la statura degli déi, perché, nella sua debolezza e nella sua bassezza e dopo l’assassinio del fratello, tutt’ora egli ha la grande scelta. Può scegliere la sua strada, percorrerla lottando, e vincere.” La voce di Li era un canto trionfale.
Adam disse: “Ci credete, Li?”.
“Si, senz’altro” […]

LA VALLE DELL'EDEN
John Steinbeck

martedì 8 aprile 2014

Purificazioni Καθαρμοι

« E' vaticinio della Necessità, antico decreto degli dèi
ed eterno, suggellato da vasti giuramenti:
se qualcuno criminosamente contamina le sue mani con un delitto
o se qualcuno 〈per la Contesa〉 abbia peccato giurando un falso giuramento,
i demoni che hanno avuto in sorte una vita longeva,
tre volte diecimila stagioni lontano dai beati vadano errando
nascendo sotto ogni forma di creatura mortale nel corso del tempo
mutando i penosi sentieri della vita.
L'impeto dell'etere invero li spinge nel mare,
il mare li rigetta sul suolo terrestre, la terra nei raggi
del sole splendente, che a sua volta li getta nei vortici dell'etere:
ogni elemento li accoglie da un altro, ma tutti li odiano.
Anch'io sono uno di questi, esule dal dio e vagante
per aver dato fiducia alla furente Contesa. »


Empedocle di Agrigento

giovedì 3 aprile 2014

Bambini, ragazzi, uomini e Forse

Non c’è progresso fermo e irreversibile in questa vita; non avanziamo per gradi fissi verso l’ultima pausa finale: attraverso l’incanto inconscio dell’infanzia, la fede spensierata dell’adolescenza, il dubbio della gioventù (destino comune), e poi lo scetticismo, e l’incredulità, per fermarci alla fine, maturi, nella pace pensosa del Forse. No, una volta arrivati alla fine ripercorriamo la strada, e siamo eternamente bambini, ragazzi, uomini e Forse. Dov’è l’ultimo porto da cui non salperemo mai più? In quale etere estatico naviga il mondo, di cui i più stanchi non si stancano mai? Dov’è nascosto il padre del trovatello? Le nostre anime sono come quegli orfani le cui madri nubili muoiono nel partorirli: il segreto della nostra paternità giace nella loro tomba, ed è lì che dobbiamo cercarlo...

Moby Dick, Herman Melville

martedì 18 marzo 2014

La grande vittoria sul Tempo

I primi veri uomini possedevano armi ed utensili soltanto un poco migliori di quelli dei loro antenati di un milione d'anni prima, ma sapevano servirsene con un'abilità di gran lunga maggiore. E a un certo momento, nei secoli tenebrosi trascorsi precedentemente, avevano inventato lo strumento più essenziale di ogni altro, sebbene non potesse essere né veduto né toccato. Avevano imparato a parlare, conquistando così la prima loro grande vittoria sul Tempo. Ora le conoscenze di una generazione potevano essere tramandate a quella successiva, per cui ogni epoca era in grado di profittare di quelle passate.

Arthur C. Clarke, 2001: Odissea nello Spazio

giovedì 13 marzo 2014

Il principio di tutte le cose

“La forza bruta schiaccia molte piante. Eppure le piante si risollevano. Le Piramidi non durano un momento in paragone alle margherite. E, prima che Budda o Gesu’ parlassero, l’usignolo gia’ cantava, e molto dopo che le parole di Gesu’ e Budda saranno svanite nell’oblio, l’usignolo cantera’ ancora, poiche’ il suo canto non e’ ne’ predica, ne’ comando, ne’ esortazione. E’ solo canto, e in principio non c’era il Verbo, ma il cinguettio.” - David Herbert Lawrence.

mercoledì 12 marzo 2014

L'eterno

L'altra notte vidi l'eternità
come un grande anello di luce pura ed infinita,
tutta calma quanto era lucente;
ed intorno e sotto a lei il tempo in ore, giorni ed anni
spinto dalle sfere
si muoveva come una grande ombra; nella quale il mondo
e tutto il suo corteggio erano trascinati

Harry Vaughan

G.L.



XXVIII - A SE STESSO


Or poserai per sempre,
Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo,
Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, nè di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T'acqueta omai. Dispera
L'ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera,
E l'infinita vanità del tutto.

mercoledì 26 febbraio 2014

A.G.

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

11 febbraio 1917

mercoledì 12 febbraio 2014

Cultura, pensieri e lingua

"Mentre si deve riconoscere la profonda influenza che la cultura ha sul pensiero, non si deve esagerare la parte che nel foggiare i pensieri ha la lingua."

D. Hofstadter

giovedì 16 gennaio 2014

Sul piatto azzurro del cielo

Sul piatto azzurro del cielo
C'è un fumo melato di nuvole gialle,
La notte sogna. Dormono gli uomini,
L'angoscia solo me tormenta.

Intersecato di nubi,
Il bosco respira un dolce fumo.
Dentro l'anello dei crepacci celesti
Il declivio tende le dita.

Dalla palude giunge il grido dell'airone,
Il chiaro gorgoglio dell'acqua,
E dalle nuvole occhieggia,
Come una goccia, una stella solitaria.

Potere con essa, in quel torbido fumo,
Appiccare un incendio nel bosco,
E insieme perirvi come un lampo nel cielo.

S. Esenin
ed alla sua capacità d'insegnarci la vita ed il sublime