Chi sa di tutto, certo non è saggio;
né chi è saggio, di certo, sa di tutto.
Il vero saggio per sé non provvede:
se si spende negli altri, per sé acquista;
e, più dona, più ottiene per se stesso.
La Via del cielo aiuta, non fa danni;
la Via del saggio agisce senza lotta.
giovedì 26 giugno 2014
venerdì 13 giugno 2014
Sicuri di chi siete? Chiedetelo ai numeri!
"Che roba! Roba dell'altro mondo! Tutto il mondo, oggi, è roba
dell'altro mondo! E pensare che fino a ieri le cose avevano un capo e
una coda! E se mi avessero scambiata stanotte? Vediamo un po':
stamattina, quando mi sono svegliata, ero proprio la stessa? Mi sembra
di ricordare che un po' diversa mi sentivo, sotto sotto. Ma se non sono
la stessa, allora domando e dico: Chi cavolo sono? Ah, questa sì che è
una domanda da centoventidue milioni!". E cominciò a passare in rassegna
tutte le bambine più o meno della sua età che conosceva, caso mai
l'avessero scambiata con una di loro. "Ada non posso essere di sicuro,"
disse, "lei ha tutti quei boccoli, e io sono liscia come un olio; mai
più posso essere Mabel, io so un sacco e una sporta di cosa e lei, oh!
lei non sa un'acca! Inoltre lei è lei e io io e... uffa ho perso il
filo! Proverò a vedere se le cose che sapevo sono ancora al loro posto.
Dunque: quattro per cinque dodici, quattro per sei tredici, quattro per
sette... povera me, di questo passo non arriverò mai a venti! Comunque
la Tavola Pitagorica non conta"
L. Carroll
L. Carroll
venerdì 9 maggio 2014
Vita e morte. Costumi
Arrivederci, amico mio, arrivederci
Arrivederci, amico mio, arrivederci.
Tu sei nel mio cuore.
Una predestinata separazione
Un futuro incontro promette.
Arrivederci, amico mio,
senza strette di mano, senza parole,
Non rattristarti e niente
Malinconia sulle ciglia:
Morire in questa vita non è nuovo,
Ma più nuovo non è nemmeno vivere.
Sergej Aleksandrovič Esenin; sangue su carta.
Arrivederci, amico mio, arrivederci.
Tu sei nel mio cuore.
Una predestinata separazione
Un futuro incontro promette.
Arrivederci, amico mio,
senza strette di mano, senza parole,
Non rattristarti e niente
Malinconia sulle ciglia:
Morire in questa vita non è nuovo,
Ma più nuovo non è nemmeno vivere.
Sergej Aleksandrovič Esenin; sangue su carta.
Gli alberi
Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti
insegneranno cose che nessun maestro ti dirà.
Bernard de Clairvaux, Lettere, XII sec.
martedì 6 maggio 2014
Timshel

“Vi ricordate quando ci leggeste i sedici versetti del quarto capitolo della Genesi e poi ne discutemmo?”
“Me ne ricordo benissimo. E’ roba di parecchio tempo fa.”
“ Quasi dieci anni” disse Li. “ Bene, la storia mi fece una grande impressione e me ne sono impadronito parola per parola. Più ci pensavo sopra, e più mi pareva profonda. Poi confrontai tutte le traduzioni che abbiamo, ed eran tutte molto vicine. Solo un punto mi lasciava perplesso. La versione del Re Giacomo dice così: è il punto in cui Geova ha chiesto a Caino perché sia sdegnato. Geova dice: “Non è egli vero che se farai bene avrai bene; e se farai male, il peccato sarà subito alla tua porta? Ma sotto di te essa sarà il desiderio di esso, e tu avrai modo di dominarlo”. E’ quel “avrai modo” che mi ha colpito, perché era una promessa che Caino avrebbe vinto il peccato.”
Samuel annuì. “E i suoi figli non lo fecero” disse.
Li sorbiva il suo caffè. “Poi mi sono procurato una copia della Bibbia americana. Era nuova fiammante, allora, e questo passo era molto diverso. Dice: “Abbi la signoria sopra di lui”. Dunque è molto diverso. Questa non è una promessa, è un ordine. E io cominciai a ruminarci sopra. Mi chiedevo quale potesse essere la parola originale dello scrittore originale e come fossero potute venir fuori traduzioni così diverse.”
…
“Li” disse Samuel “ non mi dite che avete studiato l’ebraico.”
Li disse: “Invece lo dirò. Ed è una storia abbastanza lunga. […] Dopo due anni sentimmo di poterci accostare ai famosi sedici versetti del quarto capitolo della Genesi. Anche i miei vecchi signori avvertivano che quelle parole erano importantissime: “avrai” e “abbi”. E questo fu l’oro che noi scavammo: “Tu puoi”. “Tu puoi avere la signoria sopra il peccato”. I vecchi signori sorrisero e annuirono e capirono che gli anni erano stati spesi bene. …”
Samuel disse: “E’una storia fantastica. Ho cercato di seguirvi eppure ho perso qualche cosa. Perché questa parola è così importante?”.
La mano di Li tremava mentre riempiva le sottili tazzine. Bevve la sua d’un fiato. “Ma non vedete?” esclamò. “La traduzione americana della Bibbia ordina agli uomini di trionfare sul peccato, e il peccato si può chiamare ignoranza. La traduzione di Re Giacomo fa una promessa con quel “tu avrai”, intendendo che gli uomini trionferanno sicuramente sul peccato. Ma la parola ebraica timshel - tu puoi - implica una scelta. Potrebbe essere la parola più importante del mondo. Significa che la via è aperta. Rimette tutto all’uomo. Perché se “tu puoi”, è anche vero che “tu non puoi”. Non vedete?”
“Si, lo vedo… Ma voi non credete che questa sia legge divina. Perché ne sentite l’importanza?”
“Era molto che volevo dirvelo. … Ogni opera che abbia influenzato il pensiero e la vita d’innumerevoli persone è importante. Orbene, ci sono molti milioni nelle loro sette e nelle loro chiese che sentono l’ordine: “Abbi”, e accentuano il fattore obbedienza. E ci sono milioni, anche più di quegli altri, che avvertono un senso di predestinazione in “tu avrai”. Niente di quanto possano fare può influire su quello che sarà. Invece, “tu puoi”! Diamine, questo sì che fa grande un uomo e gli da la statura degli déi, perché, nella sua debolezza e nella sua bassezza e dopo l’assassinio del fratello, tutt’ora egli ha la grande scelta. Può scegliere la sua strada, percorrerla lottando, e vincere.” La voce di Li era un canto trionfale.
Adam disse: “Ci credete, Li?”.
“Si, senz’altro” […]
LA VALLE DELL'EDEN
John Steinbeck
martedì 8 aprile 2014
Purificazioni Καθαρμοι
« E' vaticinio della Necessità, antico decreto degli dèi
ed eterno, suggellato da vasti giuramenti:
se qualcuno criminosamente contamina le sue mani con un delitto
o se qualcuno 〈per la Contesa〉 abbia peccato giurando un falso giuramento,
i demoni che hanno avuto in sorte una vita longeva,
tre volte diecimila stagioni lontano dai beati vadano errando
nascendo sotto ogni forma di creatura mortale nel corso del tempo
mutando i penosi sentieri della vita.
L'impeto dell'etere invero li spinge nel mare,
il mare li rigetta sul suolo terrestre, la terra nei raggi
del sole splendente, che a sua volta li getta nei vortici dell'etere:
ogni elemento li accoglie da un altro, ma tutti li odiano.
Anch'io sono uno di questi, esule dal dio e vagante
per aver dato fiducia alla furente Contesa. »
Empedocle di Agrigento
ed eterno, suggellato da vasti giuramenti:
se qualcuno criminosamente contamina le sue mani con un delitto
o se qualcuno 〈per la Contesa〉 abbia peccato giurando un falso giuramento,
i demoni che hanno avuto in sorte una vita longeva,
tre volte diecimila stagioni lontano dai beati vadano errando
nascendo sotto ogni forma di creatura mortale nel corso del tempo
mutando i penosi sentieri della vita.
L'impeto dell'etere invero li spinge nel mare,
il mare li rigetta sul suolo terrestre, la terra nei raggi
del sole splendente, che a sua volta li getta nei vortici dell'etere:
ogni elemento li accoglie da un altro, ma tutti li odiano.
Anch'io sono uno di questi, esule dal dio e vagante
per aver dato fiducia alla furente Contesa. »
Empedocle di Agrigento
giovedì 3 aprile 2014
Bambini, ragazzi, uomini e Forse
Non c’è progresso fermo e irreversibile in questa vita; non avanziamo
per gradi fissi verso l’ultima pausa finale: attraverso l’incanto
inconscio dell’infanzia, la fede spensierata dell’adolescenza, il dubbio
della gioventù (destino comune), e poi lo scetticismo, e l’incredulità,
per fermarci alla fine, maturi, nella pace pensosa del Forse. No, una
volta arrivati alla fine ripercorriamo la strada, e siamo eternamente
bambini, ragazzi, uomini e Forse. Dov’è l’ultimo porto da cui non
salperemo mai più? In quale etere estatico naviga il mondo, di cui i più
stanchi non si stancano mai? Dov’è nascosto il padre del trovatello? Le
nostre anime sono come quegli orfani le cui madri nubili muoiono nel
partorirli: il segreto della nostra paternità giace nella loro tomba, ed
è lì che dobbiamo cercarlo...
Moby Dick, Herman Melville
Moby Dick, Herman Melville
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