venerdì 15 maggio 2015
Dio è morto?
« Dio è morto?
È da vedere. Una buona novella come questa avrebbe dovuto produrre
effetti solari di cui si aspetta sempre, e invano, la minima prova. Al
posto di un campo fecondo scoperto da una simile scomparsa si constata
piuttosto il nichilismo, il culto del niente, la passione del nulla, il
gusto morboso del notturno tipico di civiltà che finiscono, il fascino
per gli abissi e i buchi senza fondo nei quali si perde l'anima, il
corpo, l'identità, l'essere e ogni interesse per qualunque cosa. (...)
Dio infatti non è né morto né moribondo - contrariamente a quanto
pensavano Nietzsche e Heine.
Né morto né moribondo perché non mortale. Una finzione non muore,
un'illusione non trapassa mai, un racconto per bambini non si confuta.
Né l'ippogrifo né il centauro subiscono la legge dei mammiferi. Un
pavone e un cavallo sì: un animale del bestiario mitologico no. Dio
appartiene al bestiario mitologico, come migliaia di altre creature
registrate sotto uno degli innumerevoli lemmi dei dizionari, tra Demetra
e Dionisio. (...) L'ultimo Dio sparirà con l'ultimo uomo. E con lui
spariranno il timore, la paura, l'angoscia, macchine per creare
divinità. Il terrore di fronte al nulla, l'incapacità di considerare la
morte come un processo naturale, inevitabile, col quale è necessario
venire a patti, davanti al quale solo l'intelligenza può essere
efficace. (...) La morte di Dio presuppone l'addomesticamento del nulla.
Noi siamo lontani anni luce da un tale progresso ontologico. »
(Trattato di ateologia, Parte prima - Ateologia §1.1)
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