"L'impunità era organizzata, e aveva radici che le gride non toccavano, o non potevano smovere. Tali eran gli asili, tali i privilegi d'alcune classi, in parte riconosciuti dalla forza legale, in parte tollerati con astioso silenzio, o impungati con vane proteste, ma sostenuti in fatto e difesi da quelle classi, con attività d'interesse, e con gelosia di puntiglio."
Alessandro Manzoni, I promessi sposi, Cap. I
giovedì 28 aprile 2011
lunedì 4 aprile 2011
domenica 13 febbraio 2011
Il piccolo Mozart
Mi sedetti di fronte ad una coppia. Fra l'uomo e e la donna, il bambino s'era fatto il suo buco e dormiva. Si volse nel sonno e il suo viso mi apparve alla luce della lampada. Che adorabile viso! Era nato da quella coppia una sorta di frutto dorato. Da quegli stracci era nato questo miracolo d'incanto e di grazia.. Mi chinai su quella fronte liscia, su quel musetto imbronciato, dicendo tra me: "Ecco un viso di musicista, ecco Mozart bambino, ecco una bella promessa della vita!". I principini delle fiabe non erano diversi da lui. Protetto, curato, coltivato, che cosa non potrebbe divenire? Quando nel giardino nasce per mutazione una nuova rosa, ecco che tutti i giardinieri si danno da fare. Si isola la rosa, la si coltiva, la si protegge... Ma non vi è nessun giardiniereper gli uomini. Mozart bambino sarà deformato come gli altri dalla macchina. Mozart si divertirà a fare della musica imputridita nel tanfo dei caffé concerto. Mozart è condannato...Ritornai al mio vagone. Penasvo:" Questa gente non soffre per la loro sorte. E non è la carità che qui mi tormenta. Non si tratta di commuoversi su una piaga eternamente aperta, poiché quelli he ce l'hanno non la sentono nemmeno. E' qualche cosa come la razza umana, e non l'individuo, che qui è ferito, danneggiato. Io non credo alla pietà. Quello che mi tormenta questa notte è il punto di vista del giardiniere. Quello che mi tormenta non è questa miseria nella quale dopo tutto ci si adatta come nell'ozio. Generazioni di orientali vivono nel sudiciume e ci godono. Quello che mi tormenta non può essere guarito dalle minestre popolari. Ciò che mi tormenta non è questa bruttura, né questi vecchi abiti rattoppati. Quello che mi tormenta è Mozart assassinato un po' in ognuno di questi uomini.
Antonine De Saint-Exupéry, Verso l'URSS. Di notte in un treno, in mezzo ai minatori polacchi rimpatriati, Mozart bambino dormiva...I principini delle fiabe non erano diversi da lui, in Un senso alla vita, Borla , Roma, 1985.
Antonine De Saint-Exupéry, Verso l'URSS. Di notte in un treno, in mezzo ai minatori polacchi rimpatriati, Mozart bambino dormiva...I principini delle fiabe non erano diversi da lui, in Un senso alla vita, Borla , Roma, 1985.
lunedì 17 gennaio 2011
Poema del giusto sofferente
....
Il mio dio mi ha abbandonato ed è scomparso,
La mia dea si disinteressa di me e si tiene a distanza.
Il mio angelo buono che mi camminava acccanto se n'è andato,
Il mio spirito protettore ha preso il volo e cerca qualcun altro.
La mia forza è sparita, il mio aspetto si è incupito,
La mia dignità se ne è fuggita, la mia protezione è svanita.
Presagi di paura si sono posati su di me.
Son stato messo fuori di casa mia e vado in giro vagante.
Gli organi (usati) per i miei presagi sono confusi e di continuo infiammati;
Il segno dell'augure e del'oniromante non spiega la mia condizione.
Sulla bocca della gente la mia reputazione è cattiva;
Se mi corico durate la notte, i miei sogni sono spaventosi.
Il re, carne degli dei, sole delle sue genti,Il suo coure è in collera con me e scioglierlo è difficile.
I cortigiani ordiscono continuamente azioni ostili contro di me,
Si radunano insieme ed esprimono empi propositi.
Ero un dignitario, e sono diventato uno schiavo.
Per la mia vasta parentela sono come un solitario.
Se cammino per strada, le orecchie si drizzano,
se entro a Palazzo, gli occhi sbattono (in segno d'intesa).
La mia città guarda a me come un nemico;
Il mio compagno s'è trasformato in un maligno e un demonio.
Nella sua furia il mio compagno mi denuncia,
I miei fedeli di continuo forbiscono le loro armi.
il mio buon amico ha messo in pericolo la mia vita,
Il mio schiavo mi ha pubblicamente maledetto in assemblea.
.......
Parte dell'Inno a Marduk, letteratura mesopotamica, 1900 a.C. circa
Il mio dio mi ha abbandonato ed è scomparso,
La mia dea si disinteressa di me e si tiene a distanza.
Il mio angelo buono che mi camminava acccanto se n'è andato,
Il mio spirito protettore ha preso il volo e cerca qualcun altro.
La mia forza è sparita, il mio aspetto si è incupito,
La mia dignità se ne è fuggita, la mia protezione è svanita.
Presagi di paura si sono posati su di me.
Son stato messo fuori di casa mia e vado in giro vagante.
Gli organi (usati) per i miei presagi sono confusi e di continuo infiammati;
Il segno dell'augure e del'oniromante non spiega la mia condizione.
Sulla bocca della gente la mia reputazione è cattiva;
Se mi corico durate la notte, i miei sogni sono spaventosi.
Il re, carne degli dei, sole delle sue genti,Il suo coure è in collera con me e scioglierlo è difficile.
I cortigiani ordiscono continuamente azioni ostili contro di me,
Si radunano insieme ed esprimono empi propositi.
Ero un dignitario, e sono diventato uno schiavo.
Per la mia vasta parentela sono come un solitario.
Se cammino per strada, le orecchie si drizzano,
se entro a Palazzo, gli occhi sbattono (in segno d'intesa).
La mia città guarda a me come un nemico;
Il mio compagno s'è trasformato in un maligno e un demonio.
Nella sua furia il mio compagno mi denuncia,
I miei fedeli di continuo forbiscono le loro armi.
il mio buon amico ha messo in pericolo la mia vita,
Il mio schiavo mi ha pubblicamente maledetto in assemblea.
.......
Parte dell'Inno a Marduk, letteratura mesopotamica, 1900 a.C. circa
lunedì 3 gennaio 2011
Qualcuno forse lo è ancora
Sì, qualcuno era comunista perché, con accanto questo slancio, ognuno era come… più di sé stesso.
Era come… due persone in una.
Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra il senso di appartenenza a una razzaSì, qualcuno era comunista perché, con accanto questo slancio, ognuno era come… più di sé stesso.
Era come… due persone in una.
Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No. Niente rimpianti.
Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare…come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due.
Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente
lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall'altra il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo. che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No. Niente rimpianti.
Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare…come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due.
Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente
lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall'altra il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.
Era come… due persone in una.
Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra il senso di appartenenza a una razzaSì, qualcuno era comunista perché, con accanto questo slancio, ognuno era come… più di sé stesso.
Era come… due persone in una.
Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No. Niente rimpianti.
Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare…come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due.
Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente
lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall'altra il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo. che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No. Niente rimpianti.
Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare…come dei gabbiani ipotetici.
E ora? Anche ora ci si sente come in due.
Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente
lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall'altra il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.
sabato 18 dicembre 2010
le deserteur
Refusez d'obéir
Refusez de la faire
N'allez pas à la guerre
Refusez de partir
S'il faut donner son sang
Allez donner le vôtre
Vous êtes bon apôtre
Monsieur le Président
Refusez de la faire
N'allez pas à la guerre
Refusez de partir
S'il faut donner son sang
Allez donner le vôtre
Vous êtes bon apôtre
Monsieur le Président
Don't give up
rest your head
you worry too much
it's going to be alright
when times get rough
you can fall back on us
don't give up
please don't give up
'got to walk out of here
I can't take anymore
going to stand on that bridge
keep my eyes down below
whatever may come
and whatever may go
that river's flowing
that river's flowing
you worry too much
it's going to be alright
when times get rough
you can fall back on us
don't give up
please don't give up
'got to walk out of here
I can't take anymore
going to stand on that bridge
keep my eyes down below
whatever may come
and whatever may go
that river's flowing
that river's flowing
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