1. In the beginning Man created God; and in the image of Man created he him.
2. And Man gave unto God a multitude of names, that he might be Lord of all the earth when it was suited to Man.
3. And on the seven millionth day Man rested and did lean heavily on his God and saw that it was good.
4. And Man formed Aqualung of the dust of the ground, and a host of others likened unto his kind.
5. And these lesser men were cast into the void; And some were burned, and some were put apart from their kind.
6. And Man became the God that he had created and with his miracles did rule over all the earth.
7. But as all these things came to pass, the Spirit that did cause man to create his God lived on within all men: even within Aqualung.
8. And man saw it not.
9. But for Christ's sake he'd better start looking.
lunedì 15 febbraio 2010
domenica 14 febbraio 2010
Il Banchiere
Ti ho prestato le esperienze, quelle di cui necessitavi. Te le ho date perché ti fidi di me, perché io ho premura del tuo essere. Su di esse hai costruito, sei cresciuto, le hai elaborate in pensieri...preziosi pensieri. Ora ti chiedo di restituirmele, insieme a parte dei tuoi pensieri, perché io non ho premura di nessuno, perché a me importa il mio avere, perché io vivo di profitto. Ed ora corri, fuggi via a lamentarti di quanto sia terribile ed angusto il potere, di quanto siano ingiusti il mondo e le persone come me. Ma vuoi sapere la verità? Il potere, il giusto, il mondo, sono concetti che puoi permetterti perché io te li concedo; sono espressioni che non avresti se non fossi mio schiavo. Il potere sono io. Il giusto sono io. Il mondo sono io, e tu come mia estensione.
domenica 7 febbraio 2010
In fiore
Sento le scosse dei vostri moti,
così aspri e bruti, indifferenti.
Bacio il marcio dell'aria,
ne partorisco vita: amore.
Eppur ai veleni cado, marcio
fin dentro ogni cellula
mutilo d'ogni vita.
Non piango lacrime vive,
accompagno quelle dei mortali
attraverso i sentieri del senso.
Ma è tra le mani della morte ahimé
il prezzo d'ogni sorriso!
così aspri e bruti, indifferenti.
Bacio il marcio dell'aria,
ne partorisco vita: amore.
Eppur ai veleni cado, marcio
fin dentro ogni cellula
mutilo d'ogni vita.
Non piango lacrime vive,
accompagno quelle dei mortali
attraverso i sentieri del senso.
Ma è tra le mani della morte ahimé
il prezzo d'ogni sorriso!
domenica 24 gennaio 2010
Don Alessandro
"Don Alessandro, non fotografate così spietatamente le magagne di casa; non interpretate così acutamente, ai fini d'un ammonimento sublime, i fatti che sogliono ricevere espressione nella retorica del giorno. Che Renzo sia un libertario un po' in gamba, mettetegli almeno una cravatta di quelle che portano i terribili comunardi della vostra Parigi. Che Lucia non sia così modesta, così legata, così facile ai rossori, da attirarsi le beffe di un asso della tiratura romanzesca[...] Allora soltanto potrete sperare in un posto in Parnaso; mentre così, Don Alessandro, (ma che avete mai combinato?) vi relegano nelle antologie del ginnasio inferiore, per uso dei giovinetti un po' tardi e dei loro pigri sbadigli."
Carlo Emilio Gadda, Il tempo e le opere. Saggi, note e divagazioni, Adelphi, Milano, 1982, p.30
venerdì 22 gennaio 2010
Sete di saggezza
Ho sete di Saggezza,
il magnifico liquore dell'età, il distillato di "buon senso" che riscalda il sofferente. Vorrei un po' del suo succo che stilla dal cielo quando ti osserva cadente, che gorga nelle parole...inafferrabile. Vorrei averne un po' di quella fermentata, di quella che prende le immagini e le rende ricordi, ambienti, luoghi. Ne vorrei solo alcune gocce ma ben maturate nella botte delle letture; proprio da quel legno piena di storia, di lingua, di pensiero. Bramo ancora una coppa, un tulipano vetrato, che raccolga le lacrime del senso, così da osservarne il glauco colore, così da annusarne l'odore acre, così da sentire il sapore dell'esistenza, in fondo...nella lingua, finché non risalga dalla gola, il retrogusto della morte.
il magnifico liquore dell'età, il distillato di "buon senso" che riscalda il sofferente. Vorrei un po' del suo succo che stilla dal cielo quando ti osserva cadente, che gorga nelle parole...inafferrabile. Vorrei averne un po' di quella fermentata, di quella che prende le immagini e le rende ricordi, ambienti, luoghi. Ne vorrei solo alcune gocce ma ben maturate nella botte delle letture; proprio da quel legno piena di storia, di lingua, di pensiero. Bramo ancora una coppa, un tulipano vetrato, che raccolga le lacrime del senso, così da osservarne il glauco colore, così da annusarne l'odore acre, così da sentire il sapore dell'esistenza, in fondo...nella lingua, finché non risalga dalla gola, il retrogusto della morte.
domenica 17 gennaio 2010
Il vino del Gattopardo
"la ricchezza, nei molti secoli di esistenza si era mutata in ornamento, in lusso, in piaceri; soltanto in questo; l'abolizione dei diritti feudali aveva decapitato gli obblighi insieme ai privilegi, la ricchezza come il vino vecchio aveva lasciato cadere in fondo alla botte le fecce della cupidigia delle cure, anche quelle della prudenza, per conservare soltanto l'ardore ed il colore. Ed a questo modo finiva con l'annullare se stessa; questa ricchezza che aveva realizzato il proprio fine era composta solo di oli essenziali e come gli oli essenziali evaporava in fretta" Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo, Feltrinelli,1958, 2008, p.51-52
La metafora alcolica spiega bene come l'elitarismo per elezione sia privo di solide fodamenta su cui basare la propria esistenza sociale. Un buon vino non ha corpo se troppo fermentato, se filtrato, se allungato all'eccesso, se maturato troppo o troppo poco. La società perde il proprio equilibrio quando i rapporti tra le sue istanze diventano sproporzionati. Tutti conoscono la metafora della macchina o quella del corpo umano, così di moda quando la scienza nel '700 muoveva i suoi primi passi nella modernità. Eppure questa similitudine con il vino rende il tutto in un codice più vivo, più popolare, più costretto a fare i conti con i sapori della vita piuttosto che con gli "alambicchi della ragione". Ma la strategia narrativa sublime di questo autore raggiunge questa vetta nella consapevolezza di poter affermare che rimarranno soltanto l'odore ed il colore, di questo nettare destinato al gusto. E' come se ci facesse immaginare un liquido di colore rosso acceso e dal profumo acre, arricchito dagli anni in botte, che poi però sapesse di acqua, ciò insapore. Certo il valore sociale di questa affermazione cambia radicalmente da una società stratificata come quella dell'Ottocento del Risorgimento (tempo della storia), o del secondo Novecento post-bellico (tempo della scrittura), ad una come la nostra: impelagata nelle paludi del consumismo e della globalizzazione. Il messaggio però rimane intatto nel suo grande valore letterario, in quella armonia perduta che si rimpiange sin dall'arte Rinascimentale, in quell'equilibrio perduto che si cerca sin dall' Etica Nicomachea.
sabato 16 gennaio 2010
Il nobel per la pace
Consegnato il premio di miglior libro dell'anno a Bruno Vespa, dati i contributi di interesse culturale nazionale al film "Natale a Beverly Hills", si vuole intestare una via a Craxi...si dà il permio nobel ad Obama:
C'è un solo modo perché un lupo porti la pace tra le pecore: che le mangi tutte.
C'è un solo modo perché un lupo porti la pace tra le pecore: che le mangi tutte.
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