I primi veri uomini possedevano armi ed utensili soltanto un poco migliori di quelli dei loro antenati di un milione d'anni prima, ma sapevano servirsene con un'abilità di gran lunga maggiore. E a un certo momento, nei secoli tenebrosi trascorsi precedentemente, avevano inventato lo strumento più essenziale di ogni altro, sebbene non potesse essere né veduto né toccato. Avevano imparato a parlare, conquistando così la prima loro grande vittoria sul Tempo. Ora le conoscenze di una generazione potevano essere tramandate a quella successiva, per cui ogni epoca era in grado di profittare di quelle passate.
Arthur C. Clarke, 2001: Odissea nello Spazio
martedì 18 marzo 2014
giovedì 13 marzo 2014
Il principio di tutte le cose
“La forza bruta schiaccia molte piante. Eppure le piante si risollevano.
Le Piramidi non durano un momento in paragone alle margherite. E, prima
che Budda o Gesu’ parlassero, l’usignolo gia’ cantava, e molto dopo che
le parole di Gesu’ e Budda saranno svanite nell’oblio, l’usignolo
cantera’ ancora, poiche’ il suo canto non e’ ne’ predica, ne’ comando,
ne’ esortazione. E’ solo canto, e in principio non c’era il Verbo, ma il
cinguettio.” - David Herbert Lawrence.
mercoledì 12 marzo 2014
L'eterno
L'altra notte vidi l'eternità
come un grande anello di luce pura ed infinita,
tutta calma quanto era lucente;
ed intorno e sotto a lei il tempo in ore, giorni ed anni
spinto dalle sfere
si muoveva come una grande ombra; nella quale il mondo
e tutto il suo corteggio erano trascinati
Harry Vaughan
come un grande anello di luce pura ed infinita,
tutta calma quanto era lucente;
ed intorno e sotto a lei il tempo in ore, giorni ed anni
spinto dalle sfere
si muoveva come una grande ombra; nella quale il mondo
e tutto il suo corteggio erano trascinati
Harry Vaughan
G.L.
XXVIII - A SE STESSO |
Or poserai per sempre, Stanco mio cor. Perì l'inganno estremo, Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento, In noi di cari inganni, Non che la speme, il desiderio è spento. Posa per sempre. Assai Palpitasti. Non val cosa nessuna I moti tuoi, nè di sospiri è degna La terra. Amaro e noia La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo. T'acqueta omai. Dispera L'ultima volta. Al gener nostro il fato Non donò che il morire. Omai disprezza Te, la natura, il brutto Poter che, ascoso, a comun danno impera, E l'infinita vanità del tutto. |
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